Un secolo fa il parrucchiere parigino Antoine osò dare un taglio di forbici netto ad una cliente. Quel taglio alla maschietta del 1909 divenne una moda mondiale. Cosa impensabile nel Medio Evo, invece, quando le nobildonne portavano i capelli lunghissimi, e il taglio di capelli a caschetto di Santa Giovanna d’Arco fece scandalo.
Ma il caschetto degli anni ruggenti ebbe successo soprattutto per merito della diva del muto Louise Brooks, che nel film Il vaso di Pandora, del 1928, impersono Lulù, sfoggiando una capigliatura liscia, bruna, con frangia tagliata di netto: il cosiddetto carrè. E fu sempre la diva del muto ad ispirare a Guido Crepax, i tratti della mitica Valentina, eroina dei suoi fumetti. Il caschetto ha attraversato indenne anche gli anni della contestazione, spopolando da Londra ad opera di Mary Quant, che lo volle abbinare alla sua rivoluzionaria minigonna. In Italia i caschetti più famosi degli anni Sessanta sono stati quello platino di Caterina Caselli, detta all’epoca Casco d’oro, e quello di biondo di Raffella Carrà, che ne ha fatto il tratto distintivo del suo eterno look. Dal momento che, ogni volta che nel testo della canzone-tormentone Chissà se va, pronunciava la frase, «…forza ragazzi spazzola e chi mi fermerà?», scuotendolo dal basso in alto.
Geometrico, addolcito da punte sfilzate, con o senza frangia, più corto e netto o più lungo e morbido, il caschetto è senza età, si adatta a volti giovani e sbarazzini, ma anche a visi meno freschi. Lo sfoggia, corto con frangia la moglie di Tom Cruise, Katie Holmes, e uguale alla mamma sua figlia Suri. Ma lo porta, lungo sul collo e sfilzato, anche la diva-icona Gwyneth Paltrow. Lo hanno adottato da un pò le bionde Alessia Marcuzzi e Ilary Blasi. Lo porta da sempre, con grande classe, sempre color castano e molto corto anche la mitica Franca Valeri.
Nessun commento:
Posta un commento